Le auto anni ottanta: Le prinz ed i Marruga

Cafaggio: unico meccanico per le Prinz

Negli anni settanta-ottanta, Cafaggio era famoso anche per il meccanico delle Prinz. Arrivando da Prato appena passata la curva del Santanni, sulla sinistra sotto la casa del Ciopa, c'era una piccola autofficina, famosa nella zona per essere l'unica che aggiustava la PRINZ.

 

 

IL PICCOLO PRINCIPE

Lo è di nome ("Prinz" in tedesco vuol dire principe) e di fatto, perché tutta la famiglia del suo proprietario la tratta con i riguardi che si convengono a una nobile testimonianza degli anni 60. È comoda anche per quattro e consuma pochissimo.

Non è una questione commerciale, è solo una faccenda di cuore. La NSU "Prinz" che ogni domenica mattina Fausto Golinelli e famiglia lavano, aspirano, lucidano con cura racchiude molti ricordi. All'inizio degli anni 70, Golinelli venne infatti assunto dall'officina autorizzata NSU della sua città, Imola. "Adesso sono socio dell'NSU Club Italia e partecipo a tutti i raduni", spiega soddisfatto. "Un anno ho portato la mia rossa "Prinz 4 L" sino a Neckarsulm per uno dei tanti meeting internazionali. Quest'estate toccherà all'Italia ospitare le NSU e accadrà a Jesolo, proprio nella colonia estiva in cui andavano negli anni 60 i dipendenti della Casa tedesca.

Con un'altra "Prinz 4", recuperata da un demolitore, Golinelli è andato sino a Tamanrasset, attraversando Tunisia e Algeria. "Era il 1980 e in 21 giorni ho percorso più di 8400 km. In tutto il viaggio ho dovuto solo sostituire le puntine e cambiare due camere d'aria. Ricordo che attraversavo i guadi a tutta velocità per far galleggiare la macchina che, non per niente, chiamavano un tempo saponetta…".
L'auto di questo servizio, del '69, è stata smontata pezzo per pezzo e riportata alle condizioni d'un tempo. Ripulita e verniciata con cura. All'epoca se ne vendevano molti esemplari in Italia, mentre in Germania la vettura era ormai al tramonto. Gli italiani preferivano l'allestimento "L" (Lusso) che aveva di serie orologio, sedili reclinabili, bloccasterzo, cassetto portaoggetti, specchietto esterno. "Me l'ha portata un giorno un anziano cliente per demolirla. Faceva il barbiere e andava a radere i clienti a domicilio, difatti nel baule conservo ancora la sua borsa da lavoro con gli attrezzi del mestiere…", racconta Golinelli. E la guida, con soddisfazione, per le vie di Imola.

La leggerezza dello sterzo era la cosa che si apprezzava di più, insieme alle dimensioni dell'abitacolo, davvero da berlina media. Solo i passaruota, piuttosto ingombranti, riportano alla realtà di un'utilitaria, perché obbligano a tenere le gambe spostate verso il centro della vettura. Il motore al minimo frulla lieve, talmente silenzioso che non ci si accorge che è acceso. I consumi sono molto contenuti, grazie alla piccola cilindrata e alla potenza di soli 30 CV: anche venti chilometri con un litro di carburante. Raffreddata ad aria, la NSU raggiunge i 120 all'ora. La "L" monta freni a disco sulle ruote anteriori, a tutto vantaggio della sicurezza. L'unico neo è una tenuta di strada non eccezionale, a causa della leggerezza dell'avantreno. Tanto che un tempo si usava viaggiare sempre con il serbatoio pieno e mettere un po' di zavorra nel bagagliaio anteriore. 
 

Chevrolet Corvair
Chevrolet Corvair

La nuova Prinz 4 era stata completamente ridisegnata. Nelle forme si rifaceva alla Chevrolet Corvair anche se le dimensioni erano decisamente più contenute. Il motore restava sempre un bicilindrico raffreddato ad aria. Anche questo nuovo modello si presentava come una vettura ben progettata. L'albero a camme era prelevato dai motori motociclistici prodotti dalla stessa Casa. Interessante era il sistema di avviamento che comprendeva uno starter/generatore posto all'interno del basamento del motore. In seguito, con l'adozione del motore a quattro cilindri, questo sistema venne abbandonato a favore di un più convenzionale sistema basato su un motorino di avviamento e un alternatore separati.

I "Marruga"

I tamarri di oggi negli anni ottanta erano chiamati i "Marruga" vocabolo che deriva da marocchini, nome dispregiativo che veniva dato di solito a quei meridionali che  cercavano di "personalizzare"  la propria auto con i più improbabili accessori.

 

Le auto dei "Marruga"  se auto eleganti dovevano avere i seguenti accessori:

 

-due cuscini ricamati da tenere sul sedile posteriore;

-piumino per spolverare, da custodire a bordo e sempre a portata di mano;

-coprisedile a sfere di legno per automassaggio, dalla parte del   guidatore;

-cagnolino che muove la testa, sotto il lunotto posteriore;

-pomo trasparente per il cambio con incastonato un

modello d'auto d'epoca;

-targhetta non correre calamitata sul cruscotto, nel

le numerose varianti TORNA A CASA, PENSA A NOI, VAI PIANO, TI VOGLIAMO BENE, con accanto foto in miniatura dell'intera famiglia

Se l'auto era sportiva  sono indispensabili:

-coprivolante in pelo;

-stop posteriore interno;

-fari abbaglianti rettangolari protetti da una retina metallica;

-casse dell'autoradio a forma di palla che pendono dal cruscotto;

-coda di volpe allo specchietto retrovisore;

- teschio per il pomo del cambio;

- coprisedilí leopardati;

- autoradio estraibile;

-ventilatorino fissato al cruscotto;

-spoiler;

-adesivi, attaccati in genere sul lunotto posteriore,

-foto di Marílvn Monroe a tendina sui finestrini laterali;

-moquette in sostituzione dei tappetini interni;

-cassette di Fausto Papetti nello scomparto portaoggetti accanto al cambio;

-portaspiccioli calamitato per i pedaggi autostradali;

-cornetto rosso applicato all'aletta parasole dalla parte del passeggero;

-antenna nera flessibile, a frusta, che dal cofano anteriore si aggancia a quello posteriore o viceversa, ornata da una o più bandierine e lunga all'incirca un paio di metri 

 C'è chi teorizza che, detta antenna permette l'ingresso nella giostra dell'auto scontro (per noi "macchinine a cozzo")  alla fiera di settembre nel Viale Galilei.